lunedì 25 febbraio 2019

Vaia ‘la martellata di Dio’ - Convegno a Belluno sulla tempesta


Lo scorso 8 febbraio Vaia protagonista a Belluno. Nello splendido convegno sul tema, relatori di alto profilo,  esperti in scienze forestali provenienti da varie regioni italiane e figure istituzionali delle aree colpite: Veneto, Trentino Alto  Adige, Friuli Venezia Giulia. La sala del Museo Comunale strapiena!

La sessione si è svolta a ritmo frenetico, per dar spazio a tutti i relatori. I privilegiati presenti,  han potuto farsi finalmente un quadro completo sulla portata del disastro o ‘disturbo - così definito da più relatori. “…Che non sarà un caso isolato”, confermano, come dimostrano le tempeste verificatesi in Europa (e in Nord America) da 20 anni a questa parte: Vivianne - 1990 (Europa); Lothar e Martin - 1999 (Francia Belgio Germania), Gudrun - 2005 (fascia Nord-europea); Kyrill - 2007 (Europa e Nord Europa), infine Vaia: primo fenomeno distruttivo in Italia! La colpa? Sempre quella: il cambiamento climatico! Ma non van dimenticati l’abbandono dell’habitat boschivo, la mancata raccolta dei residui boschivi da taglio programmato e il mancato monitoraggio dello stato di salute delle piante, che ha portato a fenomeni marcati di infestazione da scotilidi (bostrico), che fan comunque parte del quadro generale dell’incuria e dell’indifferenza nei confronti dell’ambiente.
La tempesta Vaia, è stata definita ‘la martellata di Dio’, dallo studioso G.Hellrigl, ad indicare che a saldare i conti ci pensa la Natura, mettendo di fronte alla realtà noi umani beoti ed indifferenti. (La ‘martellata’ è il segno lasciato dall’ascia dagli addetti forestali, sulle piante da abbattere. Ndr).
Esperti del settore forestale, docenti delle Università di Padova, Trento, Milano, Firenze, Torino, hanno esposto l’aspetto tecnico-scientifico della tempesta Vaia e amministratori delle province colpite, han portato testimonianze dirette di quanto accaduto nei loro ambiti territoriali, rendendo il quadro quanto mai esaustivo. In un’unica giornata, sono stati sviscerati a fondo cause ed effetti, lasciando all’auditorio la consapevolezza di futuri analoghi disastri. Ecco motivato lo slogan di apertura: ‘Vaia: disastro o opportunità per le foreste del Nord-est?’ Ovvero: ‘impariamo da questo evento cosa fare e non fare’. Usiamolo come un esperimento per essere preparati a ciò che potrà riaccadere. Ma come? Così all’italiana? Sempre bravissimi noi nelle emergenze…

No, la risposta è: ‘GOVERNANCE’, è regia e coordinamento di tutti gli attori, politici, istituzionali, privati, fino ai singoli cittadini, cioè a tutti noi. Così si è mossa la provincia di Trento e nella stessa direzione va la testimonianza portata del Prof. Fioravanti, Docente dell’Università di Firenze. Senza un’azione di governance, tutte le energie messe in campo da istituzioni, mondo del volontariato, media, privati cittadini, si disperdono in mille rivoli e le azioni si sovrappongono perdendo in efficacia. Chiaro, tutte le aree colpite son lì in attesa delle scelte regionali, dei finanziamenti europei, della carità, verrebbe da dire. Ma il terremoto del Friuli docet…e tutti devono fare la loro parte!

Conseguenze di tali eventi disastrosi non sono solo il mancato guadagno nella vendita dei fusti immessi sul mercato a prezzi stracciati e i danni economici oggettivi dovuti al ripristino di strutture, siti, strade (centinaia di km di strade e sentieri), ma anche il rischio fitopatologico certo e il rischio ambientale a lungo termine, ancora incerto. Come prima cosa: sgombrare i fusti esausti, dopo aver previsto piazzali di stoccaggio e sistemi di mantenimento del materiale: gli scotilidi aggrediscono al primo tepore e le vittime prescelte sono le piante a terra: da queste, passare a quelle erette, è un attimo. Ecco perché viene consigliato di isolare gli alberi caduti da quelli in piedi e di raccogliere i fusti, prima in piccole aree, poi in quelle più estese. Vari sono i metodi di conservazione adottati nelle tempeste sovracitate: essicazione rapida all’aria aperta; conservazione dei fusti in siti con coperture isolanti o in ambiente anossico (senza ossigeno); immersione, aspersione/irrigazione. La conservazione del legno, serve a mantenere la qualità nel tempo; a dilazionare l’immissione nel mercato per contenere il crollo dei prezzi e a garantire la disponibilità di materia prima al settore produttivo. I soggetti da coinvolgere spaziano dalla sfera nazionale a quella internazionale, siano aziende del settore forestale o aziende di trasformazione. Quindi la corsa alle aste ribassate dell’80%, effettuata da varie amministrazioni delle zone colpite, è un suicidio economico. L’operazione complessiva sarà comunque a lungo termine e il ripristino impossibile da stabilire, essendo ancora non definitiva la cifra del disastro. La questione: ‘ripiantumare o no e dove o cosa ripiantare’, è secondaria.  

L’asportazione invece, è primaria e richiederà dispendio di energie mezzi e tempi, al di sopra di ogni previsione. ‘Aste subito’, è la scelta fatta in Altopiano di Asiago, grande assente al convegno di Belluno, seppur citato più volte nei numeri da vari relatori. D’altronde l’Altopiano non è montagna e non è trattato come montagna né dalla provincia né dalla regione, che pensa bene a tenersi stretto il bellunese, sempre ad un passo dalla scissione territoriale. Quindi i secoli di autonomia a gestione regoliera, i drammi delle due guerre e i disastri ambientali ed economici dalla politica delle seconde case, non son bastati a questa terra martoriata: ci voleva la ‘martellata di Dio’, per dare la mazzata finale. Nelle altre aree interessate da Vaia,  si stanno effettuando scelte diverse, gli attori si stanno omologando, confrontandosi ad di qua e al di là delle Alpi. 

L’Altopiano no, confermando l’idea di un isolato geografico: vicino a tutto ma distante da tutto.

Beppa Rigoni


sabato 23 febbraio 2019

Comunicato stampa sul Volantino “Cambiate” dopo 15 anni di amministrazione Roberto Rigoni


Dal post Facebook di Roberto Rigoni

La lista civica “SìAmo Asiago, insieme per l’Altopiano” comunica di prendere le distanze da questa modalità di critica e di propaganda politica anonima! Il nostro capogruppo Dalle Ave Monica ha sempre dimostrato, durante tutto il mandato, di lavorare in modalità di trasparenza e correttezza.

Ma, teniamo a sottolineare che la democrazia non è una presunzione di verità. Non possiamo permettere che il sindaco uscente Roberto Rigoni in un post sul suo profilo facebook voglia unicamente colpire scorrettamente non essendo sicuro della matrice, le alternative “democratiche” per Asiago! Ancora di più come “avvocato”.  

 L’onestà intellettuale è più importante nei momenti difficili di una Città da parte del “primo cittadino” per dare serenità prima che alimentare i rancori e gli animi. Non entriamo in merito nei contenuti della lettera in quanto si aprirebbero fonti di discussione a 360°. 

Sta di fatto che questa amministrazione sta GOVERNANDO ASIAGO DA 15 ANNI, ed è fisiologica la volontà di CAMBIAMENTO.

Scansione da Volantino
Ci dispiace, ma strumentalizzare, come ha fatto il sindaco un volantino per colpire la democrazia tutta e l’opposizione è un atto scorretto.
 Vorremmo solo concludere citando una frase di Voltaire:

 «Non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire». 

Il consigliere comunale Monica Dalle Ave




giovedì 7 febbraio 2019

Rifiuti inquinanti nelle grotte di Asiago intervista a Corrado Corradin




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Sulla testata Nazionale di Estreme Conseguenze.it potrete leggere l'articolo con l'intervista al Presidente del Gruppo Speleologico Sette Comuni Corradin Corrado. I rifiuti inquinanti gettati dagli anni "60 all'interno delle grotte del nostro Altopiano.
Riportiamo sotto quanto emerso :





 "...Dagli anni ‘60 le grotte di Asiago sono diventate deposito di tonnellate di rifiuti di qualsiasi tipo. “Un inquinamento irreversibile, andrebbero bonificate, ma è un lavoro immenso e quasi impossibile. Uno scempio di cui dovremmo vergognarci” dice ad Ec Corrado Corradin, speleologo del Gruppo Settecomuni. In barba alle leggi che dovrebbero tutelare sia il patrimonio carsico che la speleologia, sono molte le grotte italiane usate come discariche. Non c’è solo il caso delle cavità naturali di Asiago. “Serve una legge nazionale per salvarle” dice ad Ec Francesco Maurano, responsabile dell’iniziativa Puliamo il buio........Estreme ConseguenzeChi controlla? Chi ci va laggiù a vedere cosa c’è sotto? Buttiamoci tutto, tanto in una grotta non si inquina, non è mica pericoloso. Guardando le foto che Corrado Corradin, speleologo del Gruppo Settecomuni di Asiago ci mostra e che si riferiscono alle grotte censite nella zona, questo probabilmente devono aver pensato tutti quelli che dagli anni ’60 ad oggi ci hanno buttato qualcosa: la lavatrice rotta, lo pneumatico della macchina, catrame, immondizia di ogni tipo. Anche rifiuti ospedalieri. Anche ferraglie radioattive. Anche olii esausti, un mare nero che con il caldo estivo evidentemente si allenta (anche se la temperatura della grotta è costante) e scende sempre più in profondità. Non c’è quasi nessuna grotta in cui non siano stati introdotti rifiuti. Qui, come in altri luoghi d’Italia, da Nord a Sud, c’è chi ha scambiato molti dei circa 38mila abissi di buio (secondo l’ultimo censimento delle grotte) nel luogo più sicuro e conveniente per liberarsi del proprio sacco, trasformando le cavità naturali in uno scenario che oltre ad essere desolante, spesso finisce per classificarsi come pericoloso.






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A farci calare idealmente nelle cavità contaminate di Asiago è Corrado Corradin, un diploma in chimica, presidente del Gruppo speleologico dei Settecomuni di Asiago. “Fino alla metà degli anni ‘70 i comuni usavano grotte e doline come discariche. Lo segnaliamo già da allora. Ci sono persino 12 corpi, mai recuperati, della nota BGT Catanzaro (vedi foto in gallery nel Buso dello Sprunk) protagonista della battaglia dell’Isonzo, che stanno li con una targa dal 1916, sepolti da un indissolubile e devastante cordone di lattine, lavatrici, pneumatici e sacchi di immondizia nei quali passa l’acqua detta potabile. Per anni lo smaltimento è avvenuto direttamente sul e nel territorio carsico. In particolare, le grotte inquinate sono quelle comode alle strade. Ancor oggi troviamo depositi dello spessore anche di 100 metri come al Brutto Buso di Asiago che oggi misura una 15 di metri di profondità tanto è piena di rifiuti. In questo caso abbiamo il rilievo fatto dal Gruppo Grotte Asiago, sessant'anni fa, quando la grotta era ancora vergine. Basta confrontare i due disegni per capire la situazione. Bonificare queste cavità è impossibile. Molte discariche in valli o doline sono oggi ricoperte da vegetazione che ne maschera la presenza, come la voragine Valamarana (conosciuta soltanto dagli speleologi) una bella collinetta verde al cui interno il corso d’acqua filtra nel putridume di un decennio di rifiuti gettati dentro dal comune di Altavilla Vicentina. Quasi impossibile tecnicamente la pulizia a meno che non venga spianato il colle. Le grotte inquinate in Altopiano sono decine.......”Risultati immagini per brutto buso asiagoRisultati immagini per brutto buso asiago


riportiamo  il link dove potrete trovare l'intero articolo:

https://estremeconseguenze.it/2019/01/21/discariche-al-buio/