Lo scorso 8 febbraio Vaia
protagonista a Belluno. Nello splendido convegno sul tema, relatori di alto
profilo, esperti in scienze forestali provenienti da varie regioni italiane
e figure istituzionali delle aree colpite: Veneto, Trentino Alto Adige, Friuli Venezia Giulia. La sala del
Museo Comunale strapiena!
La sessione si è svolta a ritmo
frenetico, per dar spazio a tutti i relatori. I privilegiati presenti, han potuto farsi finalmente un quadro completo
sulla portata del disastro o ‘disturbo’ - così definito da più
relatori. “…Che non sarà un caso isolato”, confermano, come dimostrano le
tempeste verificatesi in Europa (e in Nord America) da 20 anni a questa parte: Vivianne - 1990 (Europa); Lothar e Martin - 1999 (Francia Belgio
Germania), Gudrun - 2005 (fascia
Nord-europea); Kyrill - 2007 (Europa
e Nord Europa), infine Vaia: primo
fenomeno distruttivo in Italia! La colpa? Sempre quella: il cambiamento climatico! Ma non van dimenticati l’abbandono
dell’habitat boschivo, la mancata raccolta dei residui boschivi da taglio
programmato e il mancato monitoraggio dello stato di salute delle piante, che
ha portato a fenomeni marcati di infestazione da scotilidi (bostrico), che fan
comunque parte del quadro generale dell’incuria
e dell’indifferenza nei confronti dell’ambiente.
La tempesta Vaia, è stata definita ‘la
martellata di Dio’, dallo studioso G.Hellrigl, ad indicare che a saldare i conti ci pensa la Natura,
mettendo di fronte alla realtà noi umani beoti ed indifferenti. (La
‘martellata’ è il segno lasciato dall’ascia
dagli addetti forestali, sulle piante da abbattere. Ndr).
Esperti del settore forestale,
docenti delle Università di Padova, Trento, Milano, Firenze, Torino, hanno
esposto l’aspetto tecnico-scientifico della tempesta Vaia e amministratori
delle province colpite, han portato testimonianze dirette di quanto accaduto nei
loro ambiti territoriali, rendendo il quadro quanto mai esaustivo. In un’unica
giornata, sono stati sviscerati a fondo cause ed effetti, lasciando all’auditorio
la consapevolezza di futuri analoghi disastri. Ecco motivato lo slogan di
apertura: ‘Vaia: disastro o opportunità
per le foreste del Nord-est?’ Ovvero: ‘impariamo da questo evento cosa
fare e non fare’. Usiamolo come un esperimento per essere preparati a ciò che
potrà riaccadere. Ma come? Così all’italiana? Sempre bravissimi noi nelle
emergenze…
No, la risposta è: ‘GOVERNANCE’, è regia e coordinamento di tutti
gli attori, politici, istituzionali, privati, fino ai singoli cittadini, cioè a
tutti noi. Così si è mossa la provincia di Trento e nella stessa direzione va
la testimonianza portata del Prof. Fioravanti, Docente dell’Università di
Firenze. Senza un’azione di governance, tutte le energie messe in campo da
istituzioni, mondo del volontariato, media, privati cittadini, si disperdono in
mille rivoli e le azioni si sovrappongono perdendo in efficacia. Chiaro, tutte
le aree colpite son lì in attesa delle scelte regionali, dei finanziamenti
europei, della carità, verrebbe da dire. Ma il terremoto del Friuli docet…e tutti devono fare la loro parte!
Conseguenze di tali eventi
disastrosi non sono solo il mancato
guadagno nella vendita dei fusti immessi sul mercato a prezzi stracciati e
i danni economici oggettivi dovuti al ripristino di strutture, siti, strade (centinaia
di km di strade e sentieri), ma anche il
rischio fitopatologico certo e il rischio ambientale a lungo termine,
ancora incerto. Come prima cosa: sgombrare i fusti esausti, dopo aver previsto
piazzali di stoccaggio e sistemi di mantenimento del materiale: gli scotilidi
aggrediscono al primo tepore e le vittime prescelte sono le piante a terra: da
queste, passare a quelle erette, è un attimo. Ecco perché viene consigliato di isolare gli alberi caduti da
quelli in piedi e di raccogliere i fusti, prima in piccole aree, poi in
quelle più estese. Vari sono i metodi di conservazione adottati nelle tempeste
sovracitate: essicazione rapida all’aria aperta; conservazione dei fusti in
siti con coperture isolanti o in ambiente anossico (senza ossigeno);
immersione, aspersione/irrigazione. La conservazione del legno, serve a
mantenere la qualità nel tempo; a dilazionare l’immissione nel mercato per
contenere il crollo dei prezzi e a garantire la disponibilità di materia prima
al settore produttivo. I soggetti da
coinvolgere spaziano dalla sfera nazionale a quella internazionale, siano
aziende del settore forestale o aziende di trasformazione. Quindi la corsa alle
aste ribassate dell’80%, effettuata da varie amministrazioni delle zone
colpite, è un suicidio economico. L’operazione complessiva sarà comunque a
lungo termine e il ripristino impossibile da stabilire, essendo ancora non
definitiva la cifra del disastro. La
questione: ‘ripiantumare o no e dove o cosa ripiantare’, è secondaria.
L’asportazione invece, è primaria e
richiederà dispendio di energie mezzi e tempi, al di sopra di ogni previsione. ‘Aste
subito’, è la scelta fatta in Altopiano di Asiago, grande assente al
convegno di Belluno, seppur citato più volte nei numeri da vari relatori.
D’altronde l’Altopiano non è montagna e
non è trattato come montagna né dalla provincia né dalla regione, che pensa
bene a tenersi stretto il bellunese, sempre ad un passo dalla scissione
territoriale. Quindi i secoli di autonomia a gestione regoliera, i drammi delle
due guerre e i disastri ambientali ed economici dalla politica delle seconde
case, non son bastati a questa terra
martoriata: ci voleva la ‘martellata
di Dio’, per dare la mazzata finale. Nelle altre aree interessate da Vaia, si stanno effettuando scelte diverse, gli
attori si stanno omologando, confrontandosi ad di qua e al di là delle Alpi.
L’Altopiano no, confermando l’idea di un
isolato geografico: vicino a tutto ma distante da tutto.
Beppa Rigoni