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giovedì 21 novembre 2013
venerdì 8 novembre 2013
Asiago, l'impresa Savi dimostra che i cittadini ci rimettono
Tratto dal giornale di Vicenza
«Servizi pubblici “in house”, costi maggiori»
Con un ricorso al Tar contro Asiago, l'impresa Savi dimostra che i cittadini ci rimettono
Se i giudici del Tar Veneto lo accoglieranno - e chi lo propone sa di avere buone carte in mano per convincerli che è nel giusto - è un ricorso destinato fare storia. Perché accende un riflettore su un pianeta “a parte” della nostra economia: quello degli affidamenti diretti di servizi da parte degli enti pubblici, senza alcuna gara e con la formula della gestione “in house”, in casa. Una gestione che dovrebbe garantire efficienza e minore spesa per i cittadini, ma che forse non lo fa. Ne è convinto l'imprenditore Paolo Vivan, che è noto anche come delegato di Confindustria Vicenza per l'università ma che in questo agisce come titolare della Savi Servizi di Sandrigo.
È suo il ricorso al Tar Veneto contro il Comune di Asiago che in agosto ha deciso di prorogare l'affidamento diretto della raccolta e smaltimento rifiuti alla Etra, società multiservizi di Bassano che ha come soci ben 75 Comuni e che in ben 75 casi gestisce appunto il settore rifiuti. La situazione è nota: in genere i Comuni sono soci di queste società ex municipalizzate e quindi possono affidare “in house” i servizi (rifiuti, o acqua), senza gara.
La Savi, viceversa, è un'azienda privata che gestisce anche il servizio rifiuti per Comuni che hanno indetto gare. E il suo ricorso - è assistita dall'avv. Alessandro Lolli di Bologna - in realtà rischia di diventare un caso che fa storia. Perché prova a mettere sul banco degli imputati, e lo fa in maniera scientifica, il “cavillo” che a suo tempo è stato introdotto nella legge per dire da una parte che è d'obbligo fare la gara, ma dall'altra che è ancora possibile procedere con le gestioni “in house”: basta approvare, dice la legge, una relazione che faccia una “analisi di congruità” che dimostri che anche “in casa” il Comune ha un servizio efficiente che non gli fa spendere più del dovuto. Proprio su questo la Savi ha alzato il tiro: nella relazione depositata al Tar «abbiamo paragonato costi e servizio di Asiago con tutti i Comuni del Veneto e della Lombardia - spiega Vivian - individuando alla fine i Comuni davvero paragonabili, come caratteristiche, ad Asiago: e a quel punto ne esce che gli asiaghesi pagano più del 40% di altri».
Proprio qui sta il punto che preme a Vivian: dimostrare, numeri alla mano, che ai cittadini oggi non conviene che gli enti pubblici continuino a “gestirsi in casa” i servizi che hanno valore economico, magari affidando quello che sarebbe il ruolo di manager a persone che hanno solo meriti politici. Meglio invece che gli enti si trasformino in “regolatori efficienti”, cioè in controllori che sono in grado di scrivere bene un bando di gara, di indire l'appalto e di controllare - evitando anche infiltrazioni sospette - che l'impresa che vince la gara sia in grado di offrire un servizio efficiente e a costi minori. «Così poi - rimarca Vivian - c'è meno da lamentarsi di aumenti e batoste dovute a Tia, Tares o Tasi. Anche perché ad esempio un'azienda privata di questo settore non ha certo un numero di impiegati pari agli operatori tecnici, come oggi avviene invece in aziende pubbliche».
«L'Antitrust - conclude Vivian - ha inviato una segnalazione a Parlamento e Governo: “Un mercato dei servizi locali in cui solo il 40% degli affidamenti del servizio di gestione rifiuti avviene con gara non è concorrenziale”. Dobbiamo renderci conto che un servizio non é pubblico perché l'ente pubblico lo svolge, ma perché lo regola, e con una gara va a stimolare la concorrenza tra aziende specializzate che devono investire ed innovarsi per rimanere competitive. Senza tener conto che se i Comuni decidessero di battere questa strada, oltre a recuperare efficienza e costi minori, potrebbero dare una scossa salutare all'economia, aprendo ad esempio un nuovo filone di sviluppo per le tante imprese attive oggi nell'edilizia che sono colpite dalla crisi».P.E.
È suo il ricorso al Tar Veneto contro il Comune di Asiago che in agosto ha deciso di prorogare l'affidamento diretto della raccolta e smaltimento rifiuti alla Etra, società multiservizi di Bassano che ha come soci ben 75 Comuni e che in ben 75 casi gestisce appunto il settore rifiuti. La situazione è nota: in genere i Comuni sono soci di queste società ex municipalizzate e quindi possono affidare “in house” i servizi (rifiuti, o acqua), senza gara.
La Savi, viceversa, è un'azienda privata che gestisce anche il servizio rifiuti per Comuni che hanno indetto gare. E il suo ricorso - è assistita dall'avv. Alessandro Lolli di Bologna - in realtà rischia di diventare un caso che fa storia. Perché prova a mettere sul banco degli imputati, e lo fa in maniera scientifica, il “cavillo” che a suo tempo è stato introdotto nella legge per dire da una parte che è d'obbligo fare la gara, ma dall'altra che è ancora possibile procedere con le gestioni “in house”: basta approvare, dice la legge, una relazione che faccia una “analisi di congruità” che dimostri che anche “in casa” il Comune ha un servizio efficiente che non gli fa spendere più del dovuto. Proprio su questo la Savi ha alzato il tiro: nella relazione depositata al Tar «abbiamo paragonato costi e servizio di Asiago con tutti i Comuni del Veneto e della Lombardia - spiega Vivian - individuando alla fine i Comuni davvero paragonabili, come caratteristiche, ad Asiago: e a quel punto ne esce che gli asiaghesi pagano più del 40% di altri».
Proprio qui sta il punto che preme a Vivian: dimostrare, numeri alla mano, che ai cittadini oggi non conviene che gli enti pubblici continuino a “gestirsi in casa” i servizi che hanno valore economico, magari affidando quello che sarebbe il ruolo di manager a persone che hanno solo meriti politici. Meglio invece che gli enti si trasformino in “regolatori efficienti”, cioè in controllori che sono in grado di scrivere bene un bando di gara, di indire l'appalto e di controllare - evitando anche infiltrazioni sospette - che l'impresa che vince la gara sia in grado di offrire un servizio efficiente e a costi minori. «Così poi - rimarca Vivian - c'è meno da lamentarsi di aumenti e batoste dovute a Tia, Tares o Tasi. Anche perché ad esempio un'azienda privata di questo settore non ha certo un numero di impiegati pari agli operatori tecnici, come oggi avviene invece in aziende pubbliche».
«L'Antitrust - conclude Vivian - ha inviato una segnalazione a Parlamento e Governo: “Un mercato dei servizi locali in cui solo il 40% degli affidamenti del servizio di gestione rifiuti avviene con gara non è concorrenziale”. Dobbiamo renderci conto che un servizio non é pubblico perché l'ente pubblico lo svolge, ma perché lo regola, e con una gara va a stimolare la concorrenza tra aziende specializzate che devono investire ed innovarsi per rimanere competitive. Senza tener conto che se i Comuni decidessero di battere questa strada, oltre a recuperare efficienza e costi minori, potrebbero dare una scossa salutare all'economia, aprendo ad esempio un nuovo filone di sviluppo per le tante imprese attive oggi nell'edilizia che sono colpite dalla crisi».P.E.
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