Sul tema proposto e molto dibattuto del ”Comune unico”, Monica
Dalle Ave, capo gruppo in consiglio comunale ad Asiago della Lista
Civica Siamo Asiago, ci invia un suo significativo intervento. Nel
contempo invitiamo i lettori di ad unirsi al dibattito.
”Cosa penso io del Comune Unico? Sono convinta che il problema
sia unicamente sovrastrutturale ovvero politico, perché la sostanza del
territorio è già Comune unico. I sindaci gestiscono solo poche variabili
di un territorio complesso. Mi voglio comunque proporre con un concetto
base di economia vista come un sistema completo di rapporti sociali e
non solo amministrativi. Le attività che tutti i giorni si svolgono in
un territorio come il nostro sono unite, non vedono la differenza dei
confini comunali.
Valgano come esempio quello del coltivatore che va a portare il latte al consorzio Pennar seppure residente a Canove, oppure la ragazza di Gallio che va dal parrucchiere di Asiago,etc. Io, ad esempio, che mi adopero quotidianamente nel sociale, posso dire che nel mio settore c’è molto da imparare. Quanto meno si “è” o tanto meno si “ha” e tanto più nasce la solidarietà e la collaborazione in tutto il territorio. Quindi, forse, questo periodo storico di crisi, farà si che nasca la necessità di guardare oltre al proprio confine per poter realizzare maggior economia con migliore attenzione al risparmio. Voglio unicamente sottolineare che la maggior parte delle relazioni socio economiche che si svolgono in un sistema Altopiano non tengono conto minimamente della parte amministrativa e politica.
Inoltre possiamo riassumere alcune opportunità che verrebbero a crearsi con il “Comune unico” e che crediamo condivisibili, anche da parte dei più scettici:
1) Diminuzione dei costi del personale per accorpamento delle funzioni amministrative e tecniche, migliorandone la qualità (con uffici maggiormente specializzati)
2) Diminuzione dei costi generali (acquisti, appalti, ecc.) per una maggiore forza contrattuale.
3) Obiettivi di sviluppo territoriale più omogeneo.
4) Una forza politica reale (oggi quasi nulla), in particolare in Regione Veneto e di conseguenza un più facile accesso a finanziamenti pubblici.
5) Una maggior attrattiva anche a capitali privati (nessuno investe senza certezze di un ritorno e, un territorio ben gestito, offre maggiori garanzie).
6) Una concreta accelerazione della gestione on –line delle pratiche amministrative.
7) Una visione unica del territorio, sia interna che esterna, al fine primario di dare anche omogeneità nel messaggio turistico (oltre la nomenklatura “Asiago” o “Altopiano”), ma ancora di più del veicolare i capitali esterni verso il nostro territorio, parlo per chi non li conosce in termini economici dei portatori di interesse.
Premettiamo che, come contropartita negativa, diminuirebbero (forse del 50%) i posti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, in particolare i posti di concetto (in un territorio che non offre molte opportunità occupazionali sarebbe un problema non da poco, almeno nei primi tempi). Aggiungiamo inoltre che, conoscendo molti altopianesi e i loro piccoli “orti”, non mancherebbero i boicottatori.
Le bandiere e le fasce, infine, credo siano l’ultimo dei problemi anche se leggendo gli interventi su “Cronache Blu”, sembra che il dilemma più grosso sia il nome del sindaco di questo “super comune”. Anche Gatti conclude affermando che questo è “il Problema”. Il sindaco di Asiago e di Roana non esprimono pareri? Forse sono preoccupati per i loro dipendenti che, in un’operazione del genere, rischierebbero il posto di lavoro? O, più verosimilmente, dovrebbero mettere in gioco la loro banda tricolore, simbolo di onnipotenza? Soffermarsi sul nome del sindaco vuol dire trattare la questione solo da un punto di vista politico. Crediamo, forse ingenuamente, che una scelta così epocale deve essere valutata, sviluppata e gestita per i benefici concreti da raggiungere, e perché, quindi, non pensare ai dei professionisti (pochi ma buoni)? Concretamente il problema è chi fa la prima mossa (in verità, 700 anni fa, qualcuno l’aveva già fatta). Solo un intervento dall’alto può innescare un progetto di tale portata. Zaia è d’accordo? Si muova, altrimenti sono solo parole.
Monica Dalle Ave
Valgano come esempio quello del coltivatore che va a portare il latte al consorzio Pennar seppure residente a Canove, oppure la ragazza di Gallio che va dal parrucchiere di Asiago,etc. Io, ad esempio, che mi adopero quotidianamente nel sociale, posso dire che nel mio settore c’è molto da imparare. Quanto meno si “è” o tanto meno si “ha” e tanto più nasce la solidarietà e la collaborazione in tutto il territorio. Quindi, forse, questo periodo storico di crisi, farà si che nasca la necessità di guardare oltre al proprio confine per poter realizzare maggior economia con migliore attenzione al risparmio. Voglio unicamente sottolineare che la maggior parte delle relazioni socio economiche che si svolgono in un sistema Altopiano non tengono conto minimamente della parte amministrativa e politica.
Inoltre possiamo riassumere alcune opportunità che verrebbero a crearsi con il “Comune unico” e che crediamo condivisibili, anche da parte dei più scettici:
1) Diminuzione dei costi del personale per accorpamento delle funzioni amministrative e tecniche, migliorandone la qualità (con uffici maggiormente specializzati)
2) Diminuzione dei costi generali (acquisti, appalti, ecc.) per una maggiore forza contrattuale.
3) Obiettivi di sviluppo territoriale più omogeneo.
4) Una forza politica reale (oggi quasi nulla), in particolare in Regione Veneto e di conseguenza un più facile accesso a finanziamenti pubblici.
5) Una maggior attrattiva anche a capitali privati (nessuno investe senza certezze di un ritorno e, un territorio ben gestito, offre maggiori garanzie).
6) Una concreta accelerazione della gestione on –line delle pratiche amministrative.
7) Una visione unica del territorio, sia interna che esterna, al fine primario di dare anche omogeneità nel messaggio turistico (oltre la nomenklatura “Asiago” o “Altopiano”), ma ancora di più del veicolare i capitali esterni verso il nostro territorio, parlo per chi non li conosce in termini economici dei portatori di interesse.
Premettiamo che, come contropartita negativa, diminuirebbero (forse del 50%) i posti di lavoro nelle pubbliche amministrazioni, in particolare i posti di concetto (in un territorio che non offre molte opportunità occupazionali sarebbe un problema non da poco, almeno nei primi tempi). Aggiungiamo inoltre che, conoscendo molti altopianesi e i loro piccoli “orti”, non mancherebbero i boicottatori.
Le bandiere e le fasce, infine, credo siano l’ultimo dei problemi anche se leggendo gli interventi su “Cronache Blu”, sembra che il dilemma più grosso sia il nome del sindaco di questo “super comune”. Anche Gatti conclude affermando che questo è “il Problema”. Il sindaco di Asiago e di Roana non esprimono pareri? Forse sono preoccupati per i loro dipendenti che, in un’operazione del genere, rischierebbero il posto di lavoro? O, più verosimilmente, dovrebbero mettere in gioco la loro banda tricolore, simbolo di onnipotenza? Soffermarsi sul nome del sindaco vuol dire trattare la questione solo da un punto di vista politico. Crediamo, forse ingenuamente, che una scelta così epocale deve essere valutata, sviluppata e gestita per i benefici concreti da raggiungere, e perché, quindi, non pensare ai dei professionisti (pochi ma buoni)? Concretamente il problema è chi fa la prima mossa (in verità, 700 anni fa, qualcuno l’aveva già fatta). Solo un intervento dall’alto può innescare un progetto di tale portata. Zaia è d’accordo? Si muova, altrimenti sono solo parole.
Monica Dalle Ave